L'esperienza della malattia pone interessanti quesiti teologici; il più spontaneo si riferisce alla relazione tra malattia e peccato; solo successivamente ne insorge un altro: è possibile tener ferma la fede nella condizione di malattia, e in generale di sofferenza estrema? La malattia minaccia di estenuare la capacità di volere, e dunque la libertà, l'attitudine a volere, e prima ancora l'attitudine a credere. È necessaria allora una riflessione antropologica più fondamentale: come pensare il rapporto tra il patire e l'agire; più in generale, tra il momento passivo o emotivo dell'esperienza e il momento pratico? |